RASSEGNA STAMPA


«Je passe mon temps à leur dire que je veux trouver le bon son».
(Thierry Hillériteau, intervista, Le Figaro, 29 novembre 2023)

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«Dirigere è un po’ come allenare. È fondamentale dare fiducia ai collaboratori».
(Marisa Poli, intervista, Gazzetta dello Sport, 20 febbraio 2024)

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«Michele Spotti, quel bimbo talentuoso di Cesano Maderno, è diventato il fuoriclasse di soli 29 anni al quale Marsiglia ha affidato oggi l’incarico di nuovo Direttore Musicale del suo Teatro dell’Opera».
(Ansa, 25 gennaio 2023)

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«Se Michele Spotti, classe 1993, ha bruciato le tappe come uno dei direttori under 30 più interessanti non è un caso, ma il risultato di tanto lavoro e di una ge-stione chirurgica delle scelte».
(Paolo Locatelli, intervista, Classic Voice, febbraio 2023)


«Ma la vera sorpresa, che tiene con slancio e passione le redini di Beatrice e che ci fa decisamente innamorare di questa opera così ricca di invenzione e di teatro, è il podio: al posto del previsto Fabio Luisi, caduto ammalato – senza peraltro aver tenuto alcuna lettura, sostituito dall’assistente Danila Grassi – arriva in volata Michele Spotti, l’under30 più di talento dalle nostre parti. La sua direzione non è dimostrazione di incoscienza, ma di pura bravura. Forte di un pensiero saldissimo quanto veloce, e di un braccio sempre funzionale: non solo di bacchetta, che è dettagliata e energica, quanto proprio di sinistra, segnata da un’attitudine sempre più introvabile, capace cioè di raccogliere il suono, di creare espressività e soprattutto di sistemare le sfasature, quando inevitabilmente capitano. Risolte nel giro di una battuta. Questo significa essere direttori: dominare la macchina, non muovere l’aria. Non a caso dal suo gesto pendono tutti. Lo vedi, lo senti».
(Carla Moreni, Il Sole24ore, luglio 2022)


«Michele Spotti dirige la Filarmonica GIoachino Rossini con grande attenzione ai dettagli, cercando di cavare dalla partitura, la cui leggerezza è fisiologica, prelibatezze ritmiche e timbriche».
(Fabio Vittorini, Il manifesto, agosto 2021)


«Michele Spotti è una dimostrazione di come quando c’è il valore non esistono divari generazionali, ma solo idee ed energie in comunicazione. La sua è una concertazione energica, vitale, incalzante, ma non frenetica, ché se l’azione è giustamente serrata, ciò avviene proprio grazie al lavoro di cesello».
(Roberta Pedrotti, L’ape Musicale, agosto 2021)


«Michele Spotti ha un gesto preciso, elegante e fa scorrere con gran naturalezza il discorso musicale in una lettura dove senti la grandezza del Rossini che verrà, anche del Rossini drammatico».
(Pierachille Dolfini, Avvenire, agosto 2021)


«A vergare il successo della serata l’ottima bacchetta di Michele Spotti, direttore ventiseienne, di classe sopraffina sul podio dell’Orchestra del Teatro in grande spolvero. Ritmo, brio e brillantezza sono stati i punti fondamentali della sua perfetta concertazione, attenta però a mettere adeguatamente in rilievo anche gli abbandoni melodici e l’intensa luminosità timbrica disseminati nella preziosa partitura».
(Eraldo Martucci, Opera Click, 16 settembre 2020)


«L’esecuzione si affida a Michele Spotti. Assecondato dall’Orchestra del Petruzzelli di Bari, il giovanissimo direttore, che bene fece nel Matrimonio segreto dello scorso anno, si conferma valido elemento anche alle prese con il mondo di Strauss. Coglie la complessità di una musica difficile, realizzata attraverso un’orchestra usata con trasparenza cameristica, al servizio di un’invenzione raffinata. In uno stile composito il Compositore tedesco realizza l’incontro tra il suo Novecento e il Seicento musicale francese di Lully, mentre Spotti ce lo restituisce con spontanea adesione alle richieste della partitura».
(Giancarlo Landini, L’Opera, settembre 2020)


«…ma che certo ritrova quadratura e naturalezza grazie al gesto limpido e scattante di Michele Spotti, che non è più una giovane promessa ma una certezza del panorama direttoriale italiano. Dopo breve ma intensa frequentazione con Rossini, in particolare, dimostra tutta la sua consentaneità con un repertorio che affronta con il necessario mordente, ma anche con la capacità di accompagnare, di assecondare il canto, che si rivela come una qualità essenziale nel legare orchestra e palcoscenico».
(Giuseppe Montemagno, Connessi all’Opera, 20 agosto 2020)


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